Allo spettacolo del prossimo 13 Giugno, tra i molti musicisti che hanno contribuito a impreziosire un album che fin dall’inizio abbiamo concepito all’insegna della contaminazione – di suoni, di testi, di atmosfere, di intere culture musicali -, incontrerete anche un jali. Jali Diabate, per la precisione.
Classe 1983, Jali Diabate nasce in Senegal da una famiglia di antica tradizione musicale, dalla quale eredita un patrimonio artistico antico di otto secoli.
Con l’aiuto del nonno, del padre e del resto della famiglia allargata impara fin da bambino a suonare la kora, una particolarissima arpa a ponticello considerata strumento tradizionale del popolo Mandinka, cui Jali appartiene. Nella cultura Mandinka, infatti, è chiamato “jali” ogni suonatore di kora, e quello di “jali” è anche uno dei più importanti titoli onorifici.
Nel 2004 decide di trasferirsi in Italia, a Catania, dove si laurea in Scienze della mediazione linguistica e continua ad esibirsi con il suo strumento in occasione di importanti eventi culturali, come il Festival Horcynus Orca, il Festival della Taranta, il Mandorlo in Fiore e il Giffoni film Festival. Ha collaborato con musicisti del calibro di Roy Paci ed Eugenio Bennato.
Ha all’attivo tre lavori discografici: Silinka, Kumakan e Introspection.
Lasciatevi contaminare assieme a noi. Venite ad ascoltare il suono tribale, tagliente e ancestrale della sua kora.
(foto di Marzia Sapuppo)